TERAMO – Come accade spesso, di recente, per le questioni sanitarie (ricordate la Asl unica? il Cup unico? le postazioni del 118 e altro) sembrerebbe pronto un dietro front nella decisione di ‘razionalizzare’ la rete delle guardie mediche (chiamasi Continuità assistenziale). Lo si legge alla fine di una lunga nota della Asl di Teramo, quando si afferma che l’azienda sanitaria «non esclude la possibilità di rivedere le decisioni, qualora si manifestassero reali esigenze assistenziali». Dunque ha fatto rumore la notizia della chiusura delle 8 sedi di guardia mediche, tre delle quali (Colledara, Castellalto e Nereto) dal 1° ottobre, le altre 5 (Campli, Torricella Sicura, Valle Castellana, Fano Adriano e Cermignano) entro il mese di marzo. Oggi la direzione generale interviene per spiegare i motivi della decisione adottata con delibera dello scorso 9 agosto. La scelta di tagliare, sostiene la Asl, è stata fattaper mantenere il rapporto un medico ogni 5mila abitanti (che diventa uno ogni 6mila in zona a più alta densità abitativa e uno ogni 3.500 in quelle più disagiate) «previsto dall’accordo collettivo nazionale per la medicina generale del 2006 e sottoscritto da tutti i sindacati di categoria», applicato dalla Regione Abruzzo con il decreto commissariale del 2012. «A quella data – scrive la Asl – i medici erano 88 distribuiti in 24 sedi, sui 62 previsti per quel rapporto (su 311.590 abitanti della provincia di Teramo).
La Asl: «Tagliate quelle con minore attività». Il taglio è stato fatto sulla base delle visite effettuate e della distanza chilometrica tra una sede e l’altra e la scure si è abbatuta su quelle con minor attività. «Torricella e Valle Castellana – sostiene la Asl di Teramo – registrano una visita domiciliare ogni 36 ore di servizio ed una visita ambulatoriale ogni 24 ore, per una spesa per ogni visita di circa 660 euro; Fano Adiano è solo leggermente migliore (uguale quelle domiciliari ma con una visita ambulatoriale in ogni turno di 12 ore) con una spesa per visita di oltre 450 euro. In altri casi si è proceduto all’accorpamento di una sede con una vicinissima come nel caso di Colledara con Isola del Gran Sasso che distano solo 6 chilometri. Anche accorpandole si raggiungerebbe solo una visita domiciliare e 5 visite ambulatoriali ogni 12 ore di servizio». Nel mese di luglio, a Castellalto sono state fatte solo 38 visite domiciliari, a Colledara solo 15.
I ricorsi al Tar bloccavano la riorganizzazione. Fino ad oggi non si è proceduto alla riorganizzazione delle guardie mediche per una sorta di "effetto domino" dei ricorsi: nel 2013 la Asl procedette al taglio ma due comuni fecero ricorso al Tar e tutto si bloccò; per sotituire un medico in questo periodo l’azienda ha sopperito con incarichi temporanei, proprio perchè in attesa di decisioni dei giudici amministrativi non poteva bandire incarichi a tempo indeterminato, subendo così ricorsi ulteriori ricorsi alla Regione sostenendo di essere così danneggiati. Il sollecito della Regione ad aderire alle direttive sulla riorganizzazione ha costretto la Asl, adesso, «ad adottare la graduale riduzione del numero delle sedi che si concluderà nell’arco di sei mesi».
La "guardia medica" non è più servizio di emergenza. Ricordando che «la continuità assistenziale non è un servizio di emergenza (tanto è vero che da molti anni non si chiama più “Guardia Medica”) bensì un servizio che prevede la continuità, nelle ore notturne e festive, con il servizio del medico di famiglia per quelle patologie che non possono attendere l’indomani ovvero il giorno post festivo», la Asl sottolinea che dall’istituzione del numero unico della continuità assistenziale (da due anni) «viene inviato a domicilio del paziente il medico disponibile più vicino indipendentemente anche dalla sede specifica». Per le emergenza, dice la Asl, «quelle che richiedono un tempo di intervento al di sotto dei 60 minuti, non è un compito della Continuità Assistenziale bensì del Servizio 118, tra l’altro la centrale della Continuità Assistenziale è attigua alla centrale 118 proprio per ben discriminare la richiesta ed allertare subito uno o l’altro servizio».